Palazzo Mango

Palazzo Mango, fronte su Corso Vittorio EmanuelePalazzo Mango sorge su Via Vittorio Emanuele, all’angolo con Via delle Scuole, nella zona del cosiddetto Cassarello. Il Palazzo prende nome dalla famiglia Mango di Casalgerardo che vi abitò tra il  XVIII e il XIX  secolo.
Il Palazzo è di chiara impronta manieristica cinquecentesca e presenta un rifacimento neoclassico nel prospetto su Corso Vittorio Emanuele, mentre il fronte su Via delle Scuole dove si apre l’austero portone non sembra manomesso in epoca posteriore e le finestre hanno architravi rette e balconi dell’epoca con pesanti mensoloni.
In epoche successive sono state sono state apportate modifiche al 3 piano.                   

Palazzo Mango a Palermo, Via delle ScuoleSu Via delle Scuole, tramite due gradini in pietra, si entra in un atrio coperto lastricato seguito da un piccolo patio a cielo aperto con arcate tamponate. Il patio è caratterizzato da uno scalone laterale esterno con arcate di tipo tardo-gotico. Lo scalone in marmo, dove si aprono le porte degli appartamenti al piano intermedio, termina al piano nobile da dove prosegue una scala più piccola in ardesia che raggiunge il piano superiore.

Dal patio si accede alle rimesse e ai locali di servizio, che fruiscono di un adiacente ingresso carrabile sulla strada e da cui si giunge ad un secondo cortile interno.

il patioLa prima notizia storica del Palazzo, è riportata dal Di Giovanni nel Palermo Restaurato (1615 circa) che ricorda sul Cassaro “una bella casa novamente fabricata dall’Imbastiani”: ove l’Imbastiani è un esponente della famiglia dei Mastiani, mercanti pisani di sete e panni trasferiti a Palermo in seguito alla presa di Pisa da parte dei Fiorentini nel 1406.
I Mastiani  – probabilmente quel Paolo Mastiani ricordato dal Mango che fu Governatore della Tavola in diverse occasioni a partire dal 1562 – riunificarono in un unico palazzo almeno due “tenimenti di case” adiacenti. Di queste l’una ad angolo sul Cassaro e l’altra sul versante di Via di Messer Gambino (oggi Via delle Scuole). Ciò avvenne adeguando al medesimo livello il piano nobile delle due abitazioni, come indicano ancor oggi alcuni gradini interni rimasti a collegare piani diversi; rimane anche l’asse leggermente divergente delle due parti di casa prospicienti Via delle Scuole. Non abbiamo la data certa ma questa ristrutturazione è certamente collegata alla rettifica del Cassaro che diede lo spunto ad un generale rifacimento di case e palazzi sul fronte della strada e iniziò nel 1567. 

Questo è dimostrato dai recenti scavi archeologici nel vano terraneo, che evidenziano il taglio delle vecchie pavimentazioni in cotto quattrocentesche con la trincea di fondazione dell’attuale possente muro del palazzo.

Delle abitazioni preesistenti al Palazzo Mango, esse erano appartenute alla famiglia Gagini. In particolare quella posta ad angolo tra la via delle Scuole  e il Corso Vittorio Emanuele era l’abitazione del grande scultore Antonello Gagini che vi aveva stabilito la sua abitazione e che qui morì, come in queste pagine ricordiamo nella sezione sulla Via delle Scuole. Le successive case sulla “Via di Messer Gambino” o Via delle Scuole, appartenevano ai suoi figli e qui egli aveva anche bottega.

Il prospetto sulla Via delle Scuole rivela la giustapposizione di diverse costruzioni anche nel cornicione superiore con mensole e dentelli, interrotto al centro della facciata, non omogenea, oltre che per la presenza di aperture cieche nella facciata che fanno presumere l’esistenza di un’antica scala interna di accesso.

Il cornicione su Via delle ScuoleI lavori di ristrutturazione del Palazzo potrebbero essere stati affidati alle medesime maestranze che si occuparono, dopo il 1567, della ristrutturazione della casa del libraio Giovan Francesco Carrara all’angolo del nuovo Cassaro con la Via Alessandro Paternostro: i due palazzi mostrano infatti alcune stringenti somiglianze, dall’apparecchio murario a grandissimi conci, alle finestre,  al cornicione di coronamento a dentelli.

All’interno del Palazzo, risalgono a questa fase i soffitti piani a cassettoni con travi decorate e dipinte venuti alla luce nel corso di lavori di riparazione e occultate dalle successive volte reali.

L’edificio ebbe un rifacimento in stile neoclassico alla fine del ‘700.
Il fronte sul Cassaro fu rifatto così come si può vedere attualmente, con modifica delle cornici delle finestre ove furono aggiunti timpani alternativamente triangolari e curvi, forse su influenza del Palazzo Isnello dove aveva lavorato anche Vito D’Anna, e applicazione di festoni in stucco; anche la scala e il patio vennero ristrutturati così come gli interni.
I soffitti piani cassettonati precedenti furono nascosti dalle nuove volte reali, la cui decorazione fu affidata ad Antonino Manno.
Il Manno dipinse sulle volte dei soggetti mitologici: Danae, Mercurio e il sontuoso salone con il ciclo delle fatiche di Eracle avente al centro l’Apoteosi di Eracle, recante la firma del pittore e la data, 1785.

 

Lapide commemorativa del soggiorno di Francesco Crispi nel 1860Il Palazzo scampò fortunosamente alle bombe incendiarie che distrussero vari palazzi e devastarono l’attiguo Monastero dei Sett’Angeli nel 1860 durante le battaglie tra Garibaldini e Borbonici; una barricata fu costruita sotto le sue mura a bloccare il Cassaro. Dopo la conquista della città di Palermo da parte dei garibaldini,  prese abitazione nel nostro Palazzo Francesco Crispi, uomo politico, ispiratore di Garibaldi nella spedizione dei Mille e futuro Capo del Governo Italiano, come ricorda una lapide posta sulla facciata.

Lo squarcio di Palazzo Valdina in Corso Vittorio EmanueleDurante la 2 guerra mondiale il Palazzo fu al centro dei terribili bombardamenti che devastarono la città e rasero al suolo tutto il Cassaro, di cui sono ancora oggi testimonianza il dirimpettaio Palazzo Papè di Valdina e la Biblioteca Centrale della Regione Siciliana. Palazzo Mango si salvò miracolosamente dalla furia devastante.

Dai balconi assolati del Piano Nobile di Palazzo Mango oggi la veduta spazia libera al di sopra dei tetti e delle rovine del Palazzo Papè Valdina, ingentilite dalle fronde della palma del cortile e ci si rammarica per lo stato di abbandono di questi ruderi; guardando più oltre sulla Via del Protonotaro, si seguono le antiche mura dell’Ospizio Grande Artale con le sue bifore e risulta triste il degrado di questo edificio oggi occupato dal  Liceo Regina Margherita, mortificato da maldestre e affrettate ricostruzioni del dopoguerra.

Le bifore dell'Ospizio Grande Artale dal nostro balconePer fortuna il nostro Palazzo, pur essendo colpito da numerosi frammenti di ordigni di cui rimangono le scheggiature sul prospetto di Corso Vittorio Emanuele specie alle cornici delle finestre e alle decorazioni a stucco, fu centrato da una sola bomba che cadde nel salone d’angolo distruggendo tetti e solai, ma che per fortuna non esplose. Oggigiorno questo salone è quindi l’unico a presentare una volta bianca priva di decorazioni.

A partire circa dagli anni 1930, il piano nobile del Palazzo Mango fu dato in affitto ad un ufficio pubblico e fu operato un totale stravolgimento degli ambienti: furono innalzati muri divisori, create nuove aperture, applicati controsoffitti, imbiancate le volte decorate,  verniciati gli antichi infissi, rotti e scheggiati i marmi degli scalini. I pavimenti antichi a maioliche furono tutti asportati e sostituiti. Il palazzo cadde in stato di totale incuria.

I Baroni Martinez Tagliavia di San Giacomo, venuti in possesso dell’immobile nell’anno 1992, si adoperarono per il recupero filologico delle antiche strutture e degli  spazi originari, promuovendo altresì il restauro delle parti comuni e di tutta la proprietà.

 

 Testi di Virginia Fatta Martinez Tagliavia