Monastero dei Sett’Angeli

Particolare della pianta di Braun e Hogenberg

Sin dalle più antiche raffigurazioni cartografiche di Palermo, da quella del Florimi a quella di Braun e Hogenberg risalente al 1588 circa che si rifà a quella di Mario Cartaro (1581) e al Bonifacio (come rileva Cesare Barbera Azzarello in: Raffigurazioni, Vedute e Piante di Palermo, Palermo 2008 p.56,ss),  si osserva agevolmente che tutto l’isolato compreso fra il Piano della Cattedrale e la attuale via delle Scuole è denso di case ed edifici religiosi inframezzati a cortili, passaggi e spazi verdi.

Quest’area è occupata oggi principalmente dal grande complesso edilizio del Liceo Vittorio Emanuele II oltre che dall’immobile angolare di Palazzo Mango ad Est.

Particolare della pianta, si distingue chiaramente il nostro Palazzo.

La storia del nostro Palazzo è strettamente connessa a quella dell’isolato tutto di cui fa parte e in particolare alla Chiesa e al Monastero dei Sett’Angeli delle Minime di S.Francesco di Paola, che fu fondato nel 1518 dal Viceré Don Ettore Pignatelli (morto nel 1536). Questi aveva conosciuto personalmente S.Francesco di Paola ed era a lui devotissimo; il Monastero rimase per sempre sotto il patronato della sua famiglia, tant’è che veniva chiamato anche “Badia dei Pignatelli”.

 

In queste carte più antiche il nostro isolato appare estremamente dilatato; nel lato N verso il Papireto esso è delimitato da una strada che si chiama Via di S.Oliva e che congiunge il piano della Cattedrale con la via di Messer Gambino (poi Vicolo della Neve e oggi Via delle Scuole). Al di là della Via di S.Oliva, verso N, c’è un altro isolato che presenta una lunga costruzione rettangolare con due cortili: in questo secondo isolato (oggi non più esistente e diventato area aperta alberata: Piazza Sett’Angeli) sorgeva appunto anticamente la chiesa di S.Angelo, risalente almeno al XII sec., con le sue pertinenze. Questo fu il nucleo originario del Monastero dei Sett’Angeli, come ricordano gli storici a partire dal Mongitore, che ha scritto con dovizia di particolari tutta la storia della Chiesa e del Monastero fino ai suoi giorni (1726). Questa prima Chiesa di S.Angelo aveva il suo portale d’ingresso di fronte all’abside della Cattedrale.

Altri studi molto interessanti sul quartiere sono quello del Basile nella sua Palermo felicissima (vol.III p. 65,ss), nonché alcune note di Gaetano Basile e Giuseppe Cadili nel volumetto sul Convitto Nazionale di Palermo (con qualche imprecisione).

In questa stessa zona, secondo la tradizione locale riportata dal Mongitore, era ubicata la casa di S.Oliva (425 d.C.) che era qui nata e vissuta e che diventò una delle Sante protettrici di Palermo; la strada in cui si riteneva sorgesse la sua casa aveva preso il suo nome, Via di S. Oliva.

All’epoca in cui furono fatte le piante qui menzionate, intorno al 1580, il Monastero era già costruito da circa 60 anni e la Via di S. Oliva divideva dunque l’isolato rettangolare in cui insistevano la vecchia Chiesa di Sant’Angelo e il primo nucleo del Monastero (che occupavano la zona della attuale piazza Sett’Angeli), dal grande isolato adiacente denso di abitazioni, giardini e chiese che dalla strada di S.Oliva giungeva al Cassaro. Nella pianta del Florimi si distingue chiaramente, all’angolo tra la Via di S.Oliva e la Via di S. Angelo, oggi Via Simone da Bologna, una costruzione con tetto a spioventi presumibilmente la chiesa di S.Stefano o Giovanni; un vicolo separa questa dall’immobile facente angolo con la Via Toledo che era il vecchio palazzo dei Castrone e sul quale si intravede una torre. Di quest’ultima -non più esistente-  abbiamo anche la foto risalente alla seconda metà dell’800 e qui sotto riprodotta nella sua nuova funzione di torre campanaria (devo la segnalazione  fotografica all’Ing. Inserra, che ringrazio). Il Palazzo poi divenuto Palazzo Mango sta all’altro capo dell’isolato e fa angolo con la Via di Messer Gambino.

 

Pianta del Florimi, si nota l'affollamento di costruzioni nel nostro isolato. Si distingue chiaramente il nostro Palazzo

La Via di S.Oliva agli inizi del ‘600 fu incorporata dal Monastero su specifica concessione da parte del Senato cittadino: le suore infatti erano molto aumentate di numero e i vecchi locali (ricadenti nel luogo dell’attuale giardino al centro della Piazza Sett’Angeli) non erano più sufficienti ad accoglierle, per cui fu necessario provvedere ad un ampliamento del Monastero verso il Cassaro. Ottenuta la bolla papale di approvazione che pervenne nel 1593, avvenne l’espansione del Monastero tramite acquisti e donazioni: furono quindi incorporate anche le vicine chiese di S.Giovanni al Piano dei Cavalieri e di S.Stefano insieme ad alcune case e giardini lungo la via di S. Angelo che costeggiava il piano della Cattedrale (attuale Via Simone da Bologna). Il Seminario nuovo che appare segnato in questo luogo nella carta del Cartari, pur essendo stato ipotizzato dall’Arcivescovo Marullo, non fu poi mai realizzato.
Il 18 marzo 1599, alla presenza del Viceré Don Ettore Pignatelli Duca di Monteleone (nipote del fondatore del Monastero dei Sett’Angeli), fu posta la prima pietra di una nuova grande chiesa di S.Angelo che aveva il portone principale rivolto a Nord nello slargo a capo della vecchia via di S.Oliva, e il portone laterale a Ovest rivolto verso la Cattedrale e il piano dei Cavalieri. La nuova Chiesa si sviluppava quindi in senso longitudinale lungo il fianco dell’attuale Via Simone da Bologna e occupava l’area delle preesistenti vecchie piccole chiese di S.Stefano e S.Giovanni, spianate a tale scopo. Il Viceré Pignatelli ebbe riservato il giuspatronato del Cappellone della nuova Chiesa dei Sett’Angeli.

Palermo 1864, l’ultima raffigurazione cartografica del Monastero dei Sett’Angeli

Questa situazione durò per poco, in quanto vi furono nuovamente problemi di spazio: in seguito a lunghe dispute giudiziarie con i Castrone che in questo isolato avevano la loro antica abitazione  nonché la loro Cappella, il Monastero ottenne dal Tribunale di acquistare l’8 giugno 1666 anche l’area del vecchio Palazzo dei Castrone con l’adiacente chiesetta di S.Maria Maddalena.

Tale palazzo faceva angolo con la Via Toledo (oggi Corso Vittorio Emanuele) ed includeva tre botteghe. E’ in parte ancora esistente: a pianterreno dove ci sono le botteghe, e all’ammezzato; ai piani superiori vi è il Liceo Vittorio Emanuele II su sopraelevazione dell’antica proprietà del Monastero espropriata dallo Stato Italiano nel 1866.

I Castrone si erano già trasferiti nella grande e magnifica residenza che avevano costruita sul Cassaro di fronte alla vecchia, e che si può ammirare ancora oggi in tutta la sua magnificenza, Palazzo Castrone S.Ninfa.

Il Monastero dei Sett’Angeli si ampliò poi ulteriormente sulla Via Toledo, prendendo a censo (affitto) anche gli altri due palazzi adiacenti col fronte sul Cassaro, e occupando così intorno alla seconda metà del ‘600 l’intero isolato incluso il nostro Palazzo.

In secondo piano, la loggia del Convento (o campanile della Chiesa di S.Angelo) dal Piano del PalazzoCi si può giovare dell’ausilio di alcune fotografie antiche per cercare di capire alcune caratteristiche del Monastero (ampliamento seicentesco), con la fiancata della chiesa e con il ballatoio delle suore che guardava sul piano della Cattedrale; si notano poi nella foto seguente anche i successivi lavori di sopraelevazione e soppressione del ballatoio. L’elemento architettonico più saliente è però il potente torrione a due piani, visibile purtroppo nella sola prima fotografia,  che sembra riutilizzare una vecchia torre medievale merlata e fungeva da loggia. Potrebbe ipotizzarsi anche un uso di torre campanaria relativo alla nuova Chiesa di Sant’ Angelo.

Attualmente gli immobili dell’isolato  su Corso Vittorio Emanuele facenti angolo con la Via Simone da Bologna sono di proprietà privata per quanto riguarda i terranei, l’ammezzato e il I piano, mentre i piani superiori ristrutturati sono pertinenti al Liceo; anticamente, come si è detto, questi erano di proprietà  del Convento dei Sett’Angeli che vi aveva sistemato logge per le Suore prospicienti il Cassaro, come si indovina dalle antiche foto dei bombardamenti borbonici del 1860.  E’ oggi chiaramente visibile la ristrutturazione novecentesca con moderna sopraelevazione sopra le strutture antiche.

Gustave Le Gray, Palermo, Via di Toledo,1860: barricata e crolli dopo i bombardamenti

 

Il Monastero dei Sett’Angeli, o Badia dei Pignatelli, fu violentemente distrutto da un violento e devastante incendio quando, in occasione della conquista di Palermo da parte di Garibaldi e dei Mille, fu colpito da bombe incendiarie provenienti dal Palazzo Reale il 28 maggio 1860 e  dirette in direzione della Cattedrale. Il vecchio Convento e Chiesa furono presumibilmente distrutti, le strutture della chiesa nuova di S.Angelo e gli arredi del nuovo convento andarono a fuoco, come raccontano le cronache dell’epoca le monache furono salvate dai garibaldini. L’ area occupata dalle macerie dell’antico convento fu sgomberata e venne creato uno spiazzo. Questo avvenimento si segue perfettamente sulla cartografia cittadina, mettendo a confronto la carta del 1864 dove è evidente la complessa articolazione di tutta l’area monastica e la carta del 1873 dove la stessa area è monca a destra e al suo posto risulta una larga piazza davanti l’abside della Cattedrale.

Rifugio Sett'Angeli a sin.,  bombardamento del 18 aprile 1944

 

 

Palermo 1873, il vecchio Monastero è scomparso, al suo posto risulta la nuova Piazza Sett’Angeli

Il Vecchio Monastero quindi scomparve;  l’area su cui sorgeva il suo nucleo originario comprendente l’antica Chiesa di Sant’Angelo e delimitato dal tracciato della vecchia via di Sant’Oliva è occupata oggi dalla Piazza Sett’Angeli. Negli anni ’40, presumibilmente sulle fondazioni dei magazzini e usando i bassi delle costruzioni precedenti,  fu ricavato un rifugio antiaereo. La piazza presenta oggi un terrapieno centrale con un giardinetto, dove una antica colonna  marmorea ricorda la strage di circa 200 civili inermi morti nel sottostante rifugio antiaereo, colpito durante il bombardamento del 18 aprile 1943, quando gli Alleati con le loro “fortezze volanti” massacrarono la città e i suoi abitanti. Il rifugio, con le sue vittime, fu sigillato; i corpi dei caduti giacciono ancora sotto gli oleandri del giardino, all’ombra delle sue belle palme.

Sulle rovine dell’espansione meridionale del Monastero e della Chiesa Nuova dei Sett’Angeli lato Piano della Cattedrale e Cassaro, furono costruiti a partire circa dal 1913, due edifici scolastici unificati oggi sotto il nome di Liceo Vittorio Emanuele II. Essi sorgono sulle strutture del Monastero.

 

 

Piazza Sett'Angeli oggiIl nostro Palazzo è rimasto oggi l’unica sopravvivenza autentica  mai distrutta o riedificata, di un isolato con fitte costruzioni documentato su tutte le antiche piante della città a partire da quella del Cartari-Braun Hogenberg. Tutte le altre costruzioni furono inglobate infatti in varie riprese nel corso del  XVII-XVIII secolo dal Convento dei Sett’Angeli, divenuto uno dei più imponenti Monasteri della città, complesso questo che occupava nella sua massima espansione sia tutta l’attuale Piazza Sett’Angeli che l’intero isolato fino al Cassaro.

Già all’epoca del Marchese di Villabianca (1788), il nostro Palazzo non era più in censo al Monastero poiché risulta essere di proprietà dei Mango. Recentemente, in seguito a lavori di consolidamento del Liceo V.Emanuele II, è stata identificata una porta di comunicazione tra il Monastero e il Palazzo Mango, in corrispondenza della sala da pranzo di quest’ultimo Palazzo.

 

Testi di Virginia Fatta Martinez Tagliavia