Vita del Cardinale Don Pietro Martinez Rubio

Arcivescovo Don Pietro Martinez Rubio

Don Pietro Martinez Rubio nacque a Ròdenas (Teruel, Aragona, Spagna) il 30 novembre 1614, figlio di D. Juan Martinez Rubio e di Donna Anna Gomez Corbatòn. Studiò giurisprudenza all’Università di Saragozza e lì ottenne la Cattedra di Giurisprudenza nel 1636 (32 anni). Decise di intraprendere la carriera ecclesiastica, e divenne Vicario Generale dell’Arcivescovo di Valencia Fr. Isidoro Aliaga. Divenne poi Decano della Cattedrale di Teruel.

Era un periodo di grandi sommovimenti politici e di lotte tra Austria e Spagna (guerra dei 30 anni) conclusosi con la pace di Westfalia seguita poi dal Trattato dei Pirenei del 1659 che segnò la fine della preminenza spagnola in Europa. In questo contesto Don Pietro Martinez Rubio fu notato per le sue doti diplomatiche e politiche anche dalle autorità civili e ricevette da Filippo III nel 1649 l’incarico di Visitatore di S.M. del real Patrimonio di Sardegna; fu per due volte Viceré di Sardegna, dopo il Cardinal Trivulzio e alla morte del Marchese del Campo Reale sotto Filippo IV di Spagna, di cui fu fedele sostenitore, così come del di lui figlio Don Giovanni d’Austria per il quale decretò grandi festeggiamenti in seguito alla presa di Barcellona nell’ottobre del 1652. Al termine della sua missione in Sardegna fu nominato membro del Consiglio di Stato e Auditore della Sacra Rota a Roma, in un periodo in cui imperversava la peste; fu Assistente e Prelato domestico di Papa Alessandro VII. Mentre era Ispettore di Rota alla Santa Sede, fu designato Arcivescovo di Palermo dal Papa e Presidente del Regno  dal Re Filippo IV di Spagna il 21 luglio 1657.

Cattedrale di PalermoIl viaggio verso la Sicilia, raccontato da G. E. Di Blasi,  fu lungo: in nave, con venti contrari di scirocco e di libeccio, impiegò addirittura una settimana per giungere da Ustica a Palermo. Quivi arrivato, ebbe l’ulteriore disagio di non potere entrare in città per la quarantena della peste, che aveva devastato tutto il centro-sud della penisola. Gli costruirono quindi una sorta di casetta in legno sulla banchina per potere trascorrere questo tempo sulla terraferma, e qui segregato iniziò il governo della città. In quegli stessi giorni giunse la notizia della nascita dell’erede di Spagna, avvenimento che non poté festeggiarsi vista la quarantena. Trascorsi 35 giorni, la Deputazione di sanità decise che non vi era più pericolo e l’Arcivescovo entrò in città solennemente il giorno 8 gennaio 1658, con una processione che mosse da S. Nicolò alla Kalsa. Arrivò sano e salvo in Cattedrale, protetto da uno squadrone di soldati spagnoli, onde evitare di essere assalito dalla plebe in festa, con conseguente spoliazione delle ricche vesti, come era uso in occasione dell’arrivo dei nuovi arcivescovi in Cattedrale: circostanza che aveva portato in fin di vita alcuni dei suoi predecessori. Si poterono finalmente fare i grandi festeggiamenti con messe, feste, giostre e ricevimenti per la nascita del nuovo principe ereditario del regno di Spagna.
Qualche giorno dopo il suo arrivo, il 16 marzo, presenziò dal suo balcone, come di rito, al grande Auto da Fé che si svolse nel piano della Cattedrale in cui venne condannato Fra Diego La Matina, che fu poi bruciato al Piano di S.Erasmo.

Fu Arcivescovo di Palermo, e Presidente del Regno di Sicilia, Consigliere di Stato e per la terza volta Viceré di Sardegna. Chiamato poi per vacanza Governatore di Napoli.

Portale principale della Cattedrale di Palermo con le lapidiPortò a Palermo la reliquia del Capo di San Mamiliano Vescovo di Palermo, fino allora conservato nella chiesa di Santa Maria in Monticelli, che ottenne da Papa Alessandro VII affinché fosse di presidio contro la peste dilagante in città. Nel 1658 vi furono grandi festeggiamenti in onore del Santo con processioni, grande pompa ed arco trionfale: a perenne memoria di questo evento sulla facciata della Cattedrale a lato del portale occidentale fu posta una lapide in marmo; l’Arcivescovo nel 1663 dedicò a San Mamiliano  la II Cappella a sinistra della Cattedrale e fece porre la reliquia in una urna d’argento. Altri grandi festeggiamenti vi furono nel 1666 alla traslazione nella Cattedrale delle reliquie dei Santi martiri palermitani Proclo, Eustozio, e Golbodeo.

S.Agata al Piano della CattedraleNel 1656 fece porre le statue delle Sante Vergini protettrici di Palermo Cristina, Silvia, Agata, Rosalia, Ninfa e Oliva – scolpite da Gaspare Guercio e Carlo d’Aprile – sulla balaustra del  piano della Cattedrale, fronte verso la Via Toledo.  Nel 1658 donò alla Cattedrale di Teruel una teca d’Argento per il Sacramento.

 

 

Ampliò il Palazzo Arcivescovile di Palermo costruendovi nel 1659 i quattro saloni del secondo piano e completò il prospetto meridionale, con apertura di una porta di fronte a quella della Cattedrale, a spese proprie e di suo fratello Don Gil Martinez Rubio Abate di Centovennigo, Tesoriere della Cattedrale di Tarazona e Giudice della Regia Monarchia. A ricordo di ciò pose una lapide che si trova adesso sulla facciata del Seminario prospiciente la Piazza della Vittoria.

 

stemma dell'Arcivescovo Martinez Rubio - Cattedrale di Palermo, Porta settentrionaleE’ ancora oggi presente il suo stemma  a pavimentazione del balcone del salone centrale dell’Arcivescovado. Lasciò vari manufatti  in  Cattedrale, tra cui sono notevoli  piviali e un codice.
Promosse un censimento generale dei fuochi, anime e valore negli anni 1652-3 pubblicato nel 1658 per stabilire i pagamenti al demanio reale.
Indisse i Capitoli generali del Regno che non si riunivano da anni a causa della peste e stabilì un donativo che andò principalmente a favore del Castello a Mare.

Morì fra grandi sofferenze il 29 novembre 1667 pochi mesi dopo il decesso del fratello Egidio suo Vicario Generale, dopo essere stato Arcivescovo di Palermo per 10 anni, avendo contratto il fuoco di S. Antonio, e appena assurto al soglio cardinalizio.
Lo scultore Gaspare GUERCIO nel 1672, su commissione dell’arcivescovo Giovanni Lozano, scolpì per lui un mausoleo avente il sarcofago sorretto da due statue raffiguranti l’una un angelo e l’altra la morte; al sopra stava la statua in marmo dell’arcivescovo avente ai lati le statue della Carità e della Giustizia. Il mausoleo era collocato nella Cappella di S.Mamiliano della Cattedrale di Palermo, all’epoca la seconda nella navata di sinistra, che fu poi trasformata in occasione delle ristrutturazioni neoclassiche della Cattedrale (Don Antonino Mongitore, Istoria sagra di tutte le chiese….la Cattedrale di Palermo, manoscritto Bibl. Comunale Palermo; Laura Bica, Cappelle ed altari della Cattedrale di Palermo, Palermo 1983). Il sarcofago dell’Arcivescovo Martinez Rubio è probabilmente identificabile con l’anonimo sarcofago scolpito di stile barocco che si trova nella cripta della Cattedrale; non abbiamo notizie sull’attuale ubicazione delle statue.