
Corrado Fatta della Fratta (1903-1979), fu illustre storico e filosofo. Era figlio primogenito di Giovanni Fatta Caminneci e Virginia Fatta Pojero; la famiglia abitava insieme ai nonni Orazio e Sistina al piano nobile di Palazzo Fatta in Piazza Marina. Da qui, insieme allo zio Salvatore Fatta Caminneci fratello di suo padre, la famiglia si spostò successivamente in via Ingham e in seguito agli sventramenti di Via Roma, si stabilì nella palazzina di Via Siracusa 8. Questa occupava tutta l’area fino a Via Trapani dove c’era un vasto giardino; i due fratelli vi abitavano Giovanni con la moglie e la famiglia al 1 piano e Salvatore al pianterreno. Successivamente, Orazio figlio di Giovanni si stabilì con la famiglia al pianterreno, con la sua terrazza e la bella villa con palme e alberi esotici, il cui viale di accesso fiancheggiato dai leoni di pietra era su Via Trapani; la sorella Caterina invece, dopo il suo matrimonio con il Conte Maurigi, abitava al pianterreno lato Via Siracusa.
Corrado ebbe un’educazione rigida, insieme ai fratelli, e sotto la guida dell’istitutrice Anita Medda – poi lettrice di tedesco all’Università di Palermo – studiò profondamente francese, inglese, tedesco e rudimenti di spagnolo. Viaggiando per l’Europa, perfezionò la sua cultura e fu in contatto con diversi intellettuali dell’epoca.
Come in tutte le famiglie nobiliari palermitane, la lingua parlata in casa era il francese, alternata al tedesco che veniva usato in particolari circostanze a seconda dell’argomento in discussione. Fu tutta la vita sotto l’influenza della madre, dalla grande volontà e idee lungimiranti, carattere forte e dominatore, che non riteneva lui fosse adatto alla vita matrimoniale e che mai consentì a suoi legami sentimentali. Mai lui la contraddisse; secondo gli usi antichi, a lei egli si rivolgeva dandole del “Vous”.
Celibe, amava lo studio e la scrittura; in tarda età si dedicò alla filatelia. Poliglotta e viaggiatore, scrisse sulle “Origini della Germania contemporanea”, un volume su Enrico VIII ed uno studio su Falstaff, tradusse Hegel dal tedesco con Guido Calogero. Fu amico di André Malraux ed essendo di cultura francese, scrisse in francese i saggi “Du snobisme” e “L’Esprit de Saint-Simon” per cui ebbe la Legion d’Onore al merito letterario della Repubblica Francese; si dedicò infine agli studi storico-filosofici con due saggi, “Il mito della Potenza” e “L’Esperienza della Storia” .
Fine letterato e aristocratico, studioso di Nietzsche e di Kirkegaard, filosoficamente pessimista, amico fraterno di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e appartenente a quella famosa cerchia di intellettuali palermitani, tra cui erano Lucio Piccolo, Bebbuzzo Sgadari, e cui si univano i giovani Gioacchino Lanza Tomasi, Francesco Agnello, Francesco Orlando; sotto il peso delle forti tradizioni non si rivelò in grado di affrontare positivamente il futuro in seguito agli stravolgimenti politici e sociali provocati dalla guerra.
Membro del Corpo della Nobiltà Italiana, si dedicò con passione alle ricerche storico-genealogiche e al Circolo Bellini di Palermo di cui per lunghi anni fu Vicepresidente. Non amò mai le fotografie come invece il padre Giovanni che ne era appassionato cultore. Negli ultimi anni della sua vita si dedicò con passione alla filatelia. Formalmente conservatore, aveva sviluppato un intimo desiderio di ribellione e di sovvertimento; amante degli studi e della speculazione intellettuale, raffinato aristocratico, non era portato alla gestione pratica degli affari e alla conduzione delle aziende agricole familiari, di cui si disfece appena si sentì libero delle costrizioni materne, spingendo il fratello Orazio a fare altrettanto. Avvenne così anche la vendita della palazzina di famiglia con vasto giardino di Via Siracusa-Via Trapani, in occasione del famoso e malaugurato “sacco di Palermo” degli anni ’70, sotto il timore di leggi vessatorie di stampo comunista. Al trasloco, bruciò tutte le carte e la corrispondenza del suo passato; diede alla Biblioteca Nazionale di Palermo gran parte della sua biblioteca.
Particolarmente attaccato al fratello Orazio, con il quale aveva vissuto per tutta la vita, morì di crepacuore dodici giorni dopo la di lui improvvisa e inattesa scomparsa.
Opere:
Il Regno di Enrico VIII d’Inghilterra, secondo i documenti contemporanei, voll 2, Firenze 1938, La Nuova Italia;
Le Origini della Germania Contemporanea, vol.1, dalle origini al XVI secolo; Firenze 1944, La Nuova Italia;
John Falstaff, Knight. A life. 1944, Palermo, Ires;
Esprit de Saint-Simon, Paris 1954, Buchet-Chastel;
Du Snobisme. Un chapitre d’Anthropologie, Paris 1961, Buchet-Chastel
L’Esperienza della Storia, Palermo 1970, Flaccovio;
Il Mito della Potenza, l’esperienza della storia II, Palermo 1974, Flaccovio;
In collaborazione con Guido Calogero, trad. dal tedesco:
Hegel, lezioni di filosofia della storia, vol.4, Firenze La Nuova Italia.
Testi di Virginia Fatta Martinez Tagliavia